Grandi o piccoli? Servi o serviti?

Come si vive nella vita sociale? Come si vive in famiglia? Come si vive in parrocchia? Le nostre relazioni come sono impostate? All'egoismo, alla ricerca di sé, di interesse, di prestigio, di carriera; alla ricerca del sovrastare, dell'imporre, del comandare? Oppure sono improntate all'amore, al servizio, al dono di sè, alla ricerca del bene degli altri prima di tutto? Il Vangelo oggi ci aiuta in questo. Gesù riparte con i suoi discepoli per la città di Cafarnao. Ha concluso una sua missione. Vuole consacrare il tempo che gli rimane alla formazione dei suoi discepoli, vuole prepararli alla realtà del suo sacrificio, della sua morte. Dà un secondo annuncio della sua passione. “Il Figlio dell'uomo viene consegnato nelle mani degli uomini, lo uccideranno, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà”. Evidentemente i suoi non comprendono la gravità dell'annuncio e del momento che sono chiamati a vivere. Non capiscono quelle parole e hanno timore di interrogarlo. La loro mente, la loro attesa di un messia vincitore glorioso, la loro ambizione li portava a pensare a tutt'altre cose. Erano preoccupati per sè, discutevano chi era il più importante: forse tutti desideravano quella gloria, un successo, un potere. Gesù chiede loro: “Di che cosa stavate discutendo lungo la via?” Silenzio dei discepoli, colti in fallo. Essi pensano alla loro carriera, Gesù pensa alla croce.

Quali sono, anche oggi, i criteri mondani di grandezza? Sono la posizione sociale, il denaro, le relazioni importanti, la cultura. Gesù pone un gesto rivoluzionario: prende un bambino, lo colloca al centro del gruppo, lo stringe fra le sue braccia. Non sceglie il bambino per il suo sorriso e la sua innocenza, lo sceglie per la sua fragilità, per la sua debolezza, per la sua dipendenza totale dagli altri. Il bambino è il povero per eccellenza. Ogni povero è preferito da Gesù. Gesù mostra ai discepoli come farsi piccoli, come servire, come accogliere, come capovolgere e convertire i criteri mondani. Farsi piccoli, accogliere i poveri, imparare dai piccoli e dai poveri. Discutevano chi fosse il più grande. “Se uno vuol essere il primo, sial'ultimo di tutti e il servitore di tutti”. “Il Figlio dell'uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la vita”. “C'è più gioia nel dare che ne ricevere”.Servire o farsi servire? Potremmo esaminare concretamente la nostra vita di ogni giorno. Bisognerebbe innanzitutto elencare tutte le volte in cui ci facciamo servire e non ci vergogniamo di farci servire o esigiamo che gli altri ci servano subito: in casa, a scuola, nel lavoro, nella vita sociale, nelle relazioni con le persone, nella vita di parrocchia, persino a messa. Quando invitiamo alla partecipazione attiva nella liturgia e negli altri campi della vita parrocchiale, cosa si nota? Accanto a chi si rende disponibile, può esserci gente che vuole la Messa (e in un certo modo), auole e invoca una vita parrocchiale piena di iniziative per i giovani, per le famiglie, per gli anziani... e di fatto è gente che rimane chiusa in se stessa, non si fa avanti.

Pensate che meraviglia se tutti facessero anche piccole cose per gli altri, per la comunità: quanto amore, quanto fervore, quanta bontà! La vita parrocchiale sembra che la debbano portare avanti sempre gli altri; altri parteciperanno, altri ci saranno... “io ho da fare”.Invece quanto tempo ci dà il Signore, quanto tempo sciupiamo in altre cose, quanti interessi per tutte le cose mondane (pur lecite)! Ma, per fortuna e per grazia, ci sono tanti esempi di persone e di famiglie che hanno situazioni ben più impegnative delle nostre e sanno vivere invece scelte di apertura, di amore, di partecipazione, di servizio vero. E li vedi contenti:Il Signore non si smentisce, sa dare la gioia e vita, quando ci si preoccupa della gioia e della vita degli altri. Vogliamo allora aprirci a tutte le possibilità del servire: metterci a servizio, essere attivi e partecipi, fare il più possibile, risparmiare le fatiche agli altri e assumerle per noi con serenità, nella vita di famiglia, nelle relazioni con gli altri, nella comunità cristiana, in concreto nella vita della parrocchia in tutti i suoi aspetti e nelle iniziative che si cerca di costruire insieme.

Se siamo una comunità di servi, di persone che cercano il più possibile di vivere il servizio agli altri... sarà tutta un'altra cosa la Messa e tutta la vita spirituale, la catechesi e le attività formative, la carità e all'aiuto al prossimo, l'animazione delle varie attività. Saremo una comunità che reagisce a tutte le istigazioni e le tentazioni di chiusura, di diffidenza, di paura, di borghesismo, di autosufficienza e isolamento; una comunità di persone che vivono una vita vera, fatta di relazioni, di apertura, di amore, di comprensione, di impegno e aiuto a più gente possibile, persone che hanno fervore cristiano, che portano avanti, nella storia, la fede, la speranza, la carità, che sono un seme di novità e di salvezza nella società, che sanno trovare o hanno già trovato gioia vera nel vivere come Gesù, a servizio.

Domenica 19 settembre 2021