Profeti nella testimonianza dell'amore

Sappiamo vedere il bene negli altri? Anche in chi non pensiamo che ci sia? Anche in chi fa fatica nella fede, nella pratica religiosa? Anche nella persona che pensa diversamente da noi o è su altre posizioni? Quello che glialtri, nella loro coscienza, pensano come un bene, anche se in quel momento noi non lo riteniamo tale? Abbiamo tutti davanti agli occhi persone che fanno tante opere di bene, senza mettersi in mostra, ma con amore e delicatezza verso le persone, Abbiamo due esempi di comportamenti particolari: in Gesù e in Mosè. Gesù richiama i suoi apostoli, perché hanno visto qualcuno compiere del bene, scacciare i demoni, senza essere del gruppo di Gesù. “Non glielo impedite, perché non c'è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito dopo possa parlare male di me: chi non è contro di noi e per noi”. E vediamo anche il comportamento di Mosè. Mosè aveva condiviso e partecipatolo spirito del Signore, che aveva ricevuto, a 70 uomini anziani ed essi profetizzavano, cioè parlavano a nome di Dio, come faceva lui.

Ma ci si accorge che due uomini non erano andati all'incontro con Mosè eppure lo spirito si era posato su di loro, per cui si misero a profetizzare. Un giovane corse da Mosè e gli disse: “Ci sono due che profetizzano”. E Giosuè si rivolge con decisione a Mosè e gli dice: “Mosè, mio signore, impediscilo loro di far questo”. Mosè con una serenità e una profondità uniche afferma:“Sei tu geloso per me? Fossero tutti i profeti nel popolo del Signore e volesse il Signore porre su di loro il suo spirito!” Questa è la grandezza di Mosè e questo deve o dovrebbe essere l'atteggiamento di ciascuno di noi credenti, discepoli di Gesù, membri della Chiesa: quella di augurarsi che tanti possano essere coloro che profetizzano, che parlano a nome di Dio, che costruiscono il suo regno. Una profezia vera, un parlare di Dio concreto, è l'amore, la carità, l'aiuto. Gesù dice: “Chiunque vi darà da bere un bicchiere di acqua nel mio nome, perché siete di Cristo, in verità vi dico non perderà la sua ricompensa”. La testimonianza della carità è una vera profezia per il nostro tempo.

E S. Giacomo, oggi nella sua lettera, rimprovera quanti non aiutano, sono egoisti, rimangono chiusi se stessi, fanno del male al prossimo. È l'amore quello che conta, è l'aiuto, è la carità, la compassione, la tenerezza: ogni bene che riceviamo e che siamo chiamati a donare. Gesù parla poi dello scandalo e ne parla con parole severe, decise, forti. Certamente ci sono molti tipi di scandalo, non solo a livello morale. In questo contesto penso che lo scandalo sia quello della divisione, della contrapposizione, del parlar male gli uni degli altri, dell'illudersi di essere a posto, perfetti, in grado di giudicare gli altri, di scomunicarli, anziché contemplare l'opera che Dio compie in tante persone, nel prossimo, in quelle persone che noi non stimiamo, che riteniamo diversi; così sottolineiamo i loro limiti, i loro peccati, le loro mancanze, anche quando non ci sono. Credo che sia importante oggi vigilare su questo per non essere persone di divisione nella società, nella Chiesa, nelle parrocchie, nei gruppi. Occorre cercare di essere persone di comunione, di unità, di amore, di aiuto vicendevole concreto e sincero. La parola e la bontà di Dio ci possono raggiungere in tanti modi, da tante persone... “Non glielo impedite”, dice Gesù”. “Fossero tutti i profeti nel popolo di Dio”, afferma Mosé. E' quello che anche noi vogliamo e desideriamo ardentemente, con sincerità, perché tutte le cose buone sono opere di Dio e non nostre.

Domenica 26 settembre 2021